A un mese dai massacri di Parigi compiuti da macellai che dicono di ispirarsi all’Islam, due segnali positivi vengono dalla Francia:
- l’accordo fra 195 paesi del mondo sulla lotta al cambiamento climatico
- e l’esclusione della famiglia Le Pen dal governo delle regioni.
A questi segnali da Parigi si è aggiunto l'accordo di Roma sulla Libia con la prospettiva della costituzione entro quaranta giorni di un governo di unità nazionale, un accordo che segna un punto importante a favore di chi ritiene che la voce della politica e della diplomazia può essere più forte del rumore dei bombardamenti.
Si tratta di segnali importanti, ma non decisivi, perché
- l’applicazione dell’accordo sulla lotta al cambiamento climatico è ancora fondato sulla buona volontà degli Stati e dunque sull’apparente realismo delle sovranità nazionali
- e perché le cause della crescita – non solo in Francia ma in tutta l’Unione europea – di movimenti euro-ostili sono ancora talmente forti che nessuno può escludere la formazione di altri governi contrari ai valori dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti fondamentali, del pluralismo e della tolleranza come è avvenuto in Polonia e in Ungheria.
Il rischio è grande che in Francia la risposta - da sinistra e da destra - al Fronte Nazionale in vista delle presidenziali e delle legislative del 2017 sia il ripiegamento su posizioni nazionaliste, dando l’illusione che la Francia malata possa guarire con le sole medicine francesi.
La destra liberale deve ritrovare rapidamente la sua cultura cosmopolita e la sinistra socialdemocratica deve ritrovare rapidamente la sua cultura internazionalista, indirizzando l’una e l’altra verso l’obiettivo di un’Europa politica senza frontiere fondata su un sistema di autentica democrazia sopranazionale e dunque federale.
Il rischio è grande che l’impegno ambizioso di annullare le energie fossili nel mondo non sia rispettato per la mancanza di un controllo efficace internazionale e di strumenti finanziari adeguati rinviando scadenze che già appaiono lontane nel tempo.
L’Unione europea, che è stata negli anni all’avanguardia delle politiche di lotta al cambiamento climatico, ha ora la responsabilità di dare con urgenza il segnale di una comune volontà di agire.
Il Movimento europeo in Italia chiede:
- che il Consiglio e il Parlamento europeo attribuiscano alla Commissione il potere di controllare (e di sanzionare) il rispetto degli impegni sottoscritti a Parigi
- che la Commissione traduca rapidamente in un programma politico-programmatico gli Obiettivi del Millennio - con conseguenze ambientali - adottati il 25 settembre 2015, inserendo questo programma nel calendario legislativo del 2016
- che i parlamenti nazionali dei 28 e il Parlamento europeo votino contestualmente con un unico atto solenne gli accordi di Parigi in contemporanee sedute plenarie straordinarie il prossimo 25 marzo 2016, 59mo anniversario della firma dei Trattati di Roma.