Nel rapporto Domènec Ruiz Devesa adottato dal Parlamento europeo il 3 maggio 2022 (323 voti a favore, 262 contro e 48 astensioni) sulla legge elettorale europea, l’assemblea propone:
- la creazione di liste transnazionali di 28 parlamentari (su un totale di 705)
- che le liste “nazionali” rispettino la parità di genere o introducano delle quote
- che il diritto di elettorato passivo (e cioè le candidature) sia fissato in tutta l’Unione europea a 18 anni e che il diritto di elettorato attivo (il diritto di voto) sia fissato a 16 anni come avviene ad esempio in Austria
- che la soglia perché una lista nazionale ottenga dei seggi al Parlamento europeo sia fissata al 3.5% (in Italia era stata fissata al 4%)
- e che le elezioni europee del 2024 avvengano tutte nel giorno della “festa dell’Europa” il 9 maggio (settantaquattro anni dopo la Dichiarazione Schuman del 1950) e non in quattro giorni diversi dal giovedì alla domenica.
Se il Consiglio accoglierà all’unanimità le proposte del Parlamento europeo e se gli Stati membri le approveranno “conformemente alle loro regole costituzionali rispettive” l’Unione europea farà un importante passo in avanti sulla via della dimensione della democrazia europea e spingerà i partiti europei a confrontarsi su visioni diverse o contrapposte sul futuro dell’Europa nell’interesse delle cittadine e dei cittadini europei la cui voce suonerà più chiara e non nell’interesse di questa o quella visione dell’Europa che apparirà più netta sulla base delle coalizioni che si formeranno nel futuro Parlamento europeo.
Noi siamo convinti che le proposte del Parlamento europeo contribuiranno ad aumentare la partecipazione elettorale che si fermò nel 2019 al 50.6% e che quest’aumento rafforzerà la legittimità del Parlamento europeo e la sua influenza nei confronti delle altre istituzioni europee ma anche delle opinioni pubbliche nazionali.
In un recente incontro fra il relatore del Parlamento europeo Domenec Ruiz Deveza e i rappresentanti permanenti dei governi presso l’Unione europea è apparsa una significativa disponibilità al dialogo ma ciò non basta se non si allargherà il consenso nel Parlamento europeo e se non partirà un’azione pubblica negli Stati membri a sostegno di quest’embrione di democrazia europea che coinvolga le organizzazioni rappresentative della società civile ed i parlamenti nazionali.
In questo quadro noi rilanciamo l’idea di promuovere delle “assise interparlamentari” come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990 alla vigilia delle conferenze intergovernative che condussero nel 1993 all’entrata in vigore del Trattato di Maastricht.
Nel prossimo editoriale presenteremo le nostre proposte sulle conseguenze del rapporto Ruiz Deveza anche dal punto di vista della necessità di aggiornare la legge italiana per l’elezione del Parlamento europeo.
A partire da oggi dobbiamo segnare sulle nostre agende la data del 9 maggio 2024 sapendo che mancheranno cinquecentosettanta giorni alle elezioni europee.
Noi ribadiamo la nostra convinzione che, quindici anni dopo la firma del Trattato di Lisbona, quel trattato debba essere radicalmente cambiato, che non ci si potrà limitare alla parziale revisione di due articoli del trattato come è stato proposto nel compromesso raggiunto da una maggioranza dei gruppi politici nel Parlamento europeo con la risoluzione del 9 giugno 2022 e che il 9 maggio 2024 deve essere l’inizio di una nuova fase costituente nel processo di integrazione europea come fu la Dichiarazione Schuman il 9 maggio 1950 rivolta a tutti i popoli del continente europeo pronti ad accettare i valori comuni della pace, della democrazia e della condivisione della sovranità.
Praga-Roma, 17 ottobre 2022
Pier Virgilio Dastoli