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LA CAMERA DEI DEPUTATI RECEPISCE L’ORIENTAMENTO DEL CIME SUL FUTURO DELL’AREA EUROMEDITERRANEA

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Palazzo MontecitorioIl 27 luglio la Commissione XIV (Affari Europei) nel quadro del proprio parere dato sulla Comunicazione della Commissione e dell’Alto Rappresentante « Un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale » (COM(2011)200), riprende molti degli elementi contenuti nel rapporto provvisorio denominato “Per una comunità Euro-mediterranea MEDEU” elaborato dal CIME durante questi ultimi mesi.


A seguito si pubblica il testo integrale del Parere approvato:

La XIV Commissione,
esaminata la comunicazione della Commissione e dell’Alto Rappresentante « Un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale » (COM(2011)200);

considerato che il 25 maggio 2011, nell’ambito nell’annuale pacchetto sulla politica di vicinato, l’Alto Rappresentante e la Commissione hanno presentato la comunicazione « Una nuova risposta ad un vicinato in mutamento », che sviluppa in parte il contenuto della comunicazione in esame;

considerato altresì che il Consiglio affari esteri del 20 giugno 2011 ha accolto favorevolmente la revisione della politica europea di vicinato presentata dall’Alto rappresentate e dalla Commissione europea, e ha inoltre incoraggiato l’Alto Rappresentante e la Commissione a cogliere le opportunità offerte dal Trattato di Lisbona per aumentare il coinvolgimento dell’UE nella risoluzione di conflitti prolungati e nel rafforzamento della sicurezza regionale, utilizzando la politica estera e di sicurezza comune e gli altri strumenti comunitari;

premesso che:
il documento esprime la sostanziale buona volontà della Commissione europea di dare un segnale di interesse per un’area così strategicamente importante per l’Europa, ma rimane un segnale debole, soprattutto in considerazione della pressoché totale mancanza d’iniziativa che le Istituzioni dell’Unione hanno dimostrato verso la sponda Sud del Mediterraneo;

la crisi esplosa in alcuni Paesi dell’Africa settentrionale e in Medio Oriente rappresenta, infatti, un’ennesima conferma del fatto che l’Europa non riesce a condurre una politica estera e di sicurezza condivisa, quando invece la presenza forte dell’Europa sugli scenari internazionali potrebbe essere decisiva per gestire le situazioni di crisi, specie quando si tratta di aree geografiche particolarmente vicine al nostro continente;

la costruzione di una politica estera e di sicurezza comune e in modo più ampio, di una più efficace azione esterna dell’UE costituisce la tappa più importante e impegnativa del processo di consolidamento dell’integrazione europea, ed è una sfida ineludibile per l’Europa, se non intende vedersi relegata ad un ruolo marginale nelle vicende internazionali, soprattutto anche nelle zone di vitale interesse come il Mediterraneo;

alla sostanziale inesistenza di una politica estera e di sicurezza comune concorre l’inefficienza dell’azione dell’Alto Rappresentante, il cui intervento anche nelle crisi recenti è stato assente o tardivo;

alla luce delle considerazioni precedenti è condivisibile la valutazione contenuta nella Comunicazione, secondo la quale è ora dunque « il momento di far compiere un salto di qualità alle relazioni tra l’Unione europea e i suoi vicini meridionali », e che questa « nuova impostazione deve essere inequivocabilmente imperniata su impegno comune e valori condivisi »;

l’analisi proposta dal documento appare, tuttavia, incentrata sulle questioni politiche, sul deficit democratico che ha segnato l’esperienza dei regimi della sponda Sud del Mediterraneo e sul mancato rafforzamento dei rapporti con la società civile, mentre occorrerebbe anche un’adeguata considerazione delle debolezze strutturali delle economie di quei Paesi, e in particolare della povertà e della sicurezza nei settori dell’alimentazione, dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente;

sotto questo aspetto la comunicazione resta insoddisfacente quanto a capacità incisiva, anche perché improntata su un’analogia tra la situazione nei Paesi arabi e quanto avvenne nei Paesi dell’Est europeo a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Va tuttavia notato che nel primo caso il motore del processo fu la prospettiva di adesione, mentre continua erroneamente a mancare del tutto qualsiasi prospettiva di avvicinamento e integrazione nel caso dei Paesi mediterranei;

la risposta degli Unione europea alle rivoluzioni nei Paesi arabi dovrebbe sottolineare che, alla fine della seconda guerra mondiale, quel che ha marcato la differenza con altre aree del mondo nel condurre progressivamente l’Europa ad una pace stabile ed alla prosperità è stata la fondazione di istituzioni comuni sovranazionali dotate del potere di iniziativa (l’Alta Autorità della CECA prima e la Commissione europea poi), di decisione (il Consiglio prima e il Consiglio ed il Parlamento europeo) e di garanzia del diritto e di protezione dei cittadini (la Corte di Giustizia a Lussemburgo e la Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo);

l’approccio proposto nella Comunicazione della Commissione e dell’Alto Rappresentante, quando sarà approvato dalle istituzioni europee, dovrà rappresentare una tappa verso una nuova « Comunità fra Unione europea e Mediterraneo meridionale », impegnata per la pace, i diritti fondamentali e lo sviluppo sostenibile ed aperta ad estendersi verso il Mar Caspio e il Mar Nero;

secondo quanto auspicato in una dichiarazione del Consiglio Italiano per il Movimento europeo (CIME) del 7 aprile scorso, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo dovrebbero proporre ai Paesi del Mediterraneo meridionale questa Comunità basata su istituzioni che si ispirino a quelle della CECA, essendo condizione indispensabile che a queste istituzioni partecipino come partner su un piede di eguaglianza l’Unione europea da una parte ed un’organizzazione integrata regionale dei paesi del Mediterraneo meridionale dall’altra;

la nuova Comunità dovrebbe avere un’Alta Autorità, un Comitato di Ministri, un’Assemblea interparlamentare e dei Mediatori nei settori dei conflitti armati, dell’acqua, dei diritti fondamentali e della libertà di associazione e di espressione;

questa Comunità dovrebbe evolvere ispirandosi ai quattro «canestri » del processo Helsinki aggiornati e cioè: pace e diritti fondamentali,con particolare riferimento all’accesso all’informazione, alla libertà di espressione, alla partecipazione ed alla giustizia; economia verde come proposto nell’agenda Rio+20, acqua, energia, cibo e cooperazione fra le autorità locali e regionali;una regione integrata mediterranea; educazione, formazione e gioventù; estensione del mercato interno all’insieme della nuova Comunità; la nuova Comunità dovrebbe avere un’Alta Autorità, un Comitato di Ministri, un’Assemblea interparlamentare e dei Mediatori nei settori dei conflitti armati, dell’acqua, dei diritti fondamentali e della libertà di associazione e di espressione;

la nuova Comunità non dovrebbe sostituire il processo di allargamento nei confronti dei Balcani occidentali e della Turchia, ma introdurre una nuova dinamica nelle relazioni fra l’Unione europea e i Paesi del Mediterraneo meridionale a seguito delle rivoluzioni nei paesi arabi, sfruttando e rafforzando quel che è stato realizzato con il Partenariato euro-mediterraneo del 1995 e l’Unione per il Mediterraneo del 2008;


il documento in esame attesta dunque l’ambizione dell’Unione europea di rivedere la politica euro mediterranea, a fronte però di una mancanza di reali innovazioni politico-istituzionali e di misure limitate al livello economico e sociale.
Il rischio è quindi che la comunicazione preluda ad un ennesimo emergere della debolezza politica dell’Unione europea;

rilevata altresì l’esigenza che il presente parere sia trasmesso, unitamente al documento finale approvato dalla Commissione di merito, al Parlamento europeo e alla Commissione europea nell’ambito del dialogo politico,

esprime PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:


provveda la Commissione di merito nel documento finale a chiedere al Governo:
1) di adoperarsi affinché siano destinate ai Paesi della sponda Sud del Mediterraneo risorse della politica di vicinato adeguate al perseguimento degli obiettivi esposti nel documento per la realizzazione del « partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa »;
2) di operare, a tal fine, affinché nel prossimo quadro finanziario dell’Unione i fondi stanziati per la politica di vicinato siano destinati nella misura di almeno 2/3 al partenariato euro-mediterraneo;
3) di adoperarsi affinché l’azione dell’Unione europea verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, oltre che al rafforzamento delle istituzioni, sia mirata a un forte sostegno all’economia locale e allo sviluppo di infrastrutture;
4) di agire affinché negli accordi, sia multilaterali sia bilaterali, conclusi tra l’Unione europea e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo siano inserite clausole di condizionalità che subordinino l’erogazione di aiuti o assistenza tecnica da parte dell’UE al rispetto di impegni precisi e verificabili in materia di prevenzione e lotta all’immigrazione irregolare, al terrorismo e alla criminalità organizzata;
5) di svolgere un’azione efficace per un’Unione europea rinnovata e rafforzata in particolare nella sua politica estera, di sicurezza esterna e di difesa anche al fine di consentirle di partecipare in quanto tale al dialogo con i paesi del Mediterraneo meridionale;
6) di sostenere, anche nella dimensione del partenariato euro-mediterraneo, l’esigenza che siano valorizzate pienamente le potenzialità del Servizio diplomatico europeo;
7) di promuovere, a breve termine,una cooperazione strutturata nel settore della difesa;

e con le seguenti osservazioni:

a) sia proposto al Consiglio europeo di invitare i Paesi confinanti del Mediterraneo meridionale ad una Conferenza internazionale che dovrebbe aver luogo a conclusione del semestre danese della presidenza del Consiglio UE, per avviare il processo di designazione delle nuove istituzioni della costituenda nuova Comunità; la Conferenza dovrebbe essere preparata da un Congresso della società civile euro-mediterranea che s’ispiri a quello dell’Aja, la cui organizzazione dovrebbe essere affidata al Consiglio d’Europa e al Movimento Europeo Internazionale, con il compito di indicare gli orientamenti essenziali per ogni « canestro », e da una Conferenza finanziaria come quella promossa dal Primo Ministro greco Papandreou e dalla BEI sul cambiamento climatico;
b) vengano inscritte nel bilancio le risorse per assicurare i mezzi necessari alla politica europea di peace-keeping e peace-building;
c) si compia ogni sforzo affinché,oltre alla politica estera e alla sicurezza esterna, sia completato e rafforzato lo spazio di libertà, di sicurezza interna e di giustizia, con particolare riferimento alla
politica di immigrazione e di asilo.

 

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