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IL CIME INTERVIENE SULLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO TREMONTI AL PARLAMENTO EUROPEO

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Il Ministro dell'Economia, Prof. Giulio TremontiIl Presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo, Pier Virgilio Dastoli, prende atto con soddisfazione delle dichiarazioni del prof. Giulio Tremonti davanti alla Commissione affari costituzionali del Parlamento sull'inadeguatezza del Trattato di Lisbona e sulla necessità di aprire una fase di riflessione che ci conduca ad un'Unione capace di far fronte alle sfide interne ed ai mutamenti geopolitici nel mondo a cominciare dalle rivolte nei paesi del Mediterraneo meridionale.


E' innanzitutto significativo che il prof. Tremonti abbia scelto la sede di una commissione parlamentare creata nel 1981 su iniziativa di Altiero Spinelli e presieduta in vent'anni da autorevoli italiani come Mauro Ferri, lo stesso Spinelli, Sergio Segre, Biagio de Giovanni e Giorgio Napolitano.

Il Consiglio italiano del Movimento europeo sostiene da tempo che un trattato – concepito, adottato, firmato e ratificato fra il 2002 ed il 2009 – non è più adeguato per dare una soluzione adeguata alla questione del governo dell'economia europea e per consentire ai paesi dell'Unione di difendere insieme i loro interessi in un mondo globalizzato.

In questo spirito, il Consiglio italiano del Movimento europeo ha certo chiesto che il trattato venga integralmente applicato nel pieno rispetto del principio della cooperazione leale prevista dall'articolo 4 del Trattato di Lisbona ma iscritta nei trattati di Roma su richiesta del governo tedesco che si era ispirato al sistema federale tedesco.

L'esperienza della crisi finanziaria prima e le rivolte nei paesi del Mediterraneo meridionale che hanno messo in luce l'inconsistenza politica dell'Unione per il Mediterraneo rendono evidente quel che ha affermato il prof. Tremonti oggi a Bruxelles e che cioè occorre andare al di là del Trattato di Lisbona.

Ciò significa per il Movimento Europeo aggiornare le disposizioni relative alla politica macro-economica europea, rafforzare gli strumenti dell'Unione per garantire una crescita economica sostenibile ed equilibrata, sviluppare il modello sociale europeo, dare sostanza alla democrazia partecipativa, dotare l'Unione delle regole e dei mezzi per parlare con una sola voce nel mondo in tema di politica estera e di sicurezza, estendere i poteri del Parlamento europeo e sopprimere nel trattato il diritto di veto degli Stati membri nel Consiglio e nelle decisioni sulle finanze dell'Unione e sul suo futuro sviluppo costituzionale.

Ciò significa definire il metodo e l'agenda per andare al di là di Lisbona verso gli Stati Uniti d'Europa che furono il sogno dei leader politici scelti dai cittadini europei alla fine della seconda guerra mondiale.

Per il Consiglio Italiano del Movimento europeo il metodo deve essere democratico e dunque la soluzione migliore appare quella di un mandato costituente da affidare al Parlamento europeo in occasione delle elezioni europee del giugno 2014 o, in mancanza di un accordo unanime dei 27, dell'elezione di un'assemblea costituente ad hoc.

Lungo il solco della tradizione federalista italiana – di un federalismo che unisce e non divide – il mondo politico italiano dovrebbe farsi portavoce in Europa di una forte iniziativa programmatica in vista delle elezioni europee del 2014 e della presidenza italiana del Consiglio dell'Unione nel secondo semestre 2014.

 

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