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Newsletter n.12/2020 - L’Europa dei diritti

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Questa settimana vi proponiamo il caso di una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 23 maggio 2019. Parlarne ci sembra interessante perché la controversia ripercorre alcune tappe della crisi greca e si collega anche al capitolo del MES. I fatti risalgono all’ottobre 2009, data dell’annuncio da parte del governo ellenico che “Il disavanzo pubblico ammontava al 12,5% del prodotto interno lordo (PIL) e non al 3,7% com’era stato reso pubblico in precedenza. Tale annuncio ha fortemente accentuato l’incertezza relativa ai fondamentali economici della Repubblica ellenica e ha in tal modo provocato diversi declassamenti successivi del suo rating finanziario e un aumento costante dei tassi di interesse richiesti dai mercati finanziari per finanziare il debito pubblico greco”. Ne è seguito il declassamento da parte delle agenzie di rating, a fine aprile 2010. Si è poi deciso di intervenire in aiuto della Grecia, con un accordo degli Stati membri per fornire 80 miliardi di euro, “nell’ambito di una dotazione finanziaria di EUR 110 miliardi erogata in comune con il FMI” (2 maggio 2010).

“Il 9 maggio 2010, nell’ambito del Consiglio Ecofin, è stato deciso di prendere un insieme di misure tra le quali, da un lato, l’adozione del regolamento UE) n. 407/2010 del Consiglio, dell’11 maggio 2010, che istituisce un meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (GU 2010, L 118, pag. 1), sulla base dell’articolo 122, paragrafo 2, TFUE e, dall’altro, la creazione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF). Il 7 giugno 2010 è stato istituito il FESF e gli Stati membri della zona euro e il FESF hanno firmato l’accordo quadro che stabilisce le condizioni alle quali il FESF avrebbe fornito un sostegno alla stabilità”.

L’iter ha poi visto l’avvio delle negoziazioni per un nuovo programma di sostegno finanziario, a metà 2011. Per perseguire tale obiettivo, vi  sarebbe stato anche il contributo di creditori privati che, nel giugno e luglio 2011, assieme agli Stati membri della zona euro, “hanno presentato proposte di ristrutturazione del debito pubblico greco”. Per meglio delineare il quadro regolatorio, la Repubblica ellenica ha quindi presentato un progetto di legge, la n. 4050/2012, che “introduce norme che modificano le condizioni applicabili agli strumenti di debito negoziabili emessi o garantiti dallo Stato greco nell’ambito di accordi con i loro detentori” e che, previo parere della BCE, è stata approvata.

Questi fatti sono stati all’origine di una controversia tra la BCE e alcuni detentori di strumenti di debito greci. Ritenendo di aver subito un danno economico, questi ultimi hanno presentato ricorso il 16 febbraio 2017 presso la Corte. LA BCE ha contestato sia la ricevibilità del ricorso che le ragioni dei ricorrenti. Con sentenza del 23 maggio 2019, la Corte ha riconosciuto le ragioni della BCE.

Per leggere nel dettaglio il testo della sentenza, clicca qui.

 

 

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