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Bruxelles, 14 febbraio 2013

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VIRGILIO DASTOLI: NEL 2014 AVREMO UN EMBRIONE DI GOVERNO
di: Rainero Schembri (Euronews.org)

 

Per dieci anni è stato assistente parlamentare di Altiero Spinelli, considerato uno dei padri nobili dell’Unione Europea e promotore insieme a Ernesto Rossi, negli anni dell’esilio a Ventotene, del Manifesto per un’Europa libera e unita. E’, comunque, da una vita che il Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, Virgilio Dastoli, originario di Anzio (piccola località alle porte di Roma) è impegnato a dare forma e sostanza alla nascita degli Stati Uniti d’Europa. Di temperamento molto pacato Dastoli è uno che, come si suol dire,  ‘non molla la presa’ e che ama scendere sul terreno concreto.


Notevole è stato, ad esempio, il suo contributo alla definizione dell’ammontare pluriennale del primo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, al rigetto da parte del Parlamento Europeo del bilancio delle comunità europee per l’esercizio 1980, alla nascita e alle attività del Club del Coccodrillo, all’elaborazione del Rapporto sulle risorse proprie ed in particolare alla prima proposta europea di Euro-bonds, nonché alla redazione del progetto istitutivo dell’Unione Europea. Dal 2003 al 2009 è stato anche direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Autore di numerosi saggi e pubblicazioni sull’integrazione comunitaria, dal 2010 Dastoli presiede il Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME), espressione di tutte le forze democratiche (partiti, sindacati, enti, organizzazioni e associazioni varie) consapevoli della rilevanza per l’Italia del conseguimento dell’Unità europe
a.


Lei si è sempre battuto per la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Si tratta di un sogno o crede che in tempi ragionevoli si possa realmente raggiungere quest’obiettivo?

Intanto cominciamo col dire che alcuni significativi passi in avanti sono stati fatti. Pensiamo all’elezione diretta del Parlamento Europeo, all’abolizione delle frontiere, all’introduzione della moneta unica e a tante altre conquiste. Comunque già per il 2014, in occasione del rinnovo del Parlamento Europeo, ci sarà un’altra importante novità: ogni partito europeo indicherà il proprio candidato alla Presidenza della Commissione Europea. Diciamo che in embrione si sta formando un Governo europeo. Naturalmente rimangono ancora molti passi da fare.


Attualmente si fa fatica a capire tra partiti di destra e di sinistra chi sul piano politico è più europeista o più euroscettico. Secondo lei com’è la situazione?

Per quanto riguarda l’Europa non credo che abbia molto senso parlare di destra o sinistra. Sostenitori e scettici sull’Europa si trovano trasversalmente in tutti i raggruppamenti politici, sia in Italia che in Europa. La divisione non passa tra destra e sinistra ma tra innovatori e immobilisti. Per quanto riguarda l’Italia, il fronte degli immobilisti va da Berlusconi e Lega fino ai radicali di sinistra, coinvolgendo personaggi come Oscar Giannino o movimenti di protesta come Cinque stelle fino ad alcuni membri del PD. Eppure in ognuno di questi partiti o movimenti ci sono esponenti convinti che, a differenza di quanto si dica in giro, non occorre meno Europa ma, al contrario, più Europa.


Come vede il possibile referendum in Gran Bretagna sull’uscita dall’Europa?

Abbiamo a che fare con la solita tattica o, se vogliamo, capacità diplomatica di Londra. Siccome nel 2015 verrà rinegoziato il Trattato di Lisbona, gli inglesi cominciano ad alzare il tiro paventando il pericolo di un’uscita dall’Europa. Spero che questa volta gli altri Paesi europei sappiano agire di conseguenza. Mi spiego: non v’è dubbio che il ruolo della Gran Bretagna in Europa è fondamentale. Tuttavia, gli altri Paesi non possono vivere in eterno sotto la spada di Damocle targata Londra. Se proprio gli inglesi vogliono uscire, ma non ci credo, allora pazienza, dobbiamo farci una ragione.


Insomma, in parole povere, secondo lei si tratta di un bluff?

Diciamo una trovata elettorale.


Comunque, si ha la sensazione che anche gli italiani stiano diventando euroscettici. Non è così?

Certo, la generale sfiducia della gente verso le istituzioni nazionali si riverbera anche a livello europeo. Dare, comunque, la colpa delle nostre disgrazie all’Europa è anche un modo per scaricarsi dalle proprie responsabilità. Spesso è pura demagogia anche se non si può negare che molte politiche europee si siano rivelate sbagliate.


Tipo?

L’Europa è stata la culla del welfare, della necessità di collocare l’uomo al centro delle sue politiche. Questa impostazione si sta gradualmente dissolvendo nel momento stesso in cui al di sopra di tutto viene messo il rigore, senza alcune preoccupazione per la crescita. Questo eccessivo rigore allontana la gente dall’Europa e rischia di produrre dei disastri sociali. La storia di altre realtà nel mondo ci dovrebbe insegnare qualcosa.


Lei si riferisce, ad esempio, all’America Latina?

Certamente, quel Continente insieme all’India e alla Cina è riuscito a contenere molto bene gli effetti della crisi mondiale preoccupandosi soprattutto di non lasciare indietro la parte più povera della popolazione. La cosa straordinaria è che i governi latino americani, sia di centro destra che quelli di centro sinistra, hanno compiuto scelte politiche e sociali molto similari. Del resto, oltre a crescere del 4-5% e ad aver appianato gli ingenti debiti internazionali, in quasi tutti i Paesi dell’America Latina milioni di esseri umani sono usciti dalla povertà, sono diventati classe media e oggi contribuiscono attivamente alla crescita dei loro Paesi.


Quali sono i Progetti futuri del Cime?

Attualmente stiamo lavorando in tre direzioni. Innanzitutto stiamo già preparando il semestre di presidenza italiana che inizierà il primo luglio del 2014. Inoltre stiamo organizzando una grande Conferenza interparlamentare proprio per discutere e trovare delle possibili soluzioni ai gravi problemi che in questo momento attanagliano il nostro Continente. Infine, ci proponiamo di elaborare delle strategie in grado d’ informare e avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzioni comunitarie.

 

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