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QFP 2021-2027: LETTERA APERTA AL GOVERNO

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EUbudgetIl Movimento Europeo Italia ha spedito una lettera aperta, firmata dal Presidente Pier Virgilio Dastoli, dal Segretario  generale Paolo Ponzano e dal Consigliere di Presidenza Alberto Majocchi, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Presidenti di Camera e Senato, Fico e Alberti Casellati, e ai Ministri Gualtieri e Amendola.

Nella lettera, che qui vi proponiamo integralmente, il Movimento Europeo esprime al Governo la propria preoccupazione per i negoziati sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 che dovrebbe, appunto, entrare in vigore dal 1 gennaio 2021.

Segue il testo della lettera:

 

 

Cari Presidenti, Cari Ministri,

il Movimento Europeo in Italia sta seguendo con viva preoccupazione il negoziato sul quadro finanziario pluriannuale che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2021.

Noi siamo da tempo convinti, come lo è del resto il Parlamento europeo e come lo sono molti autorevoli economisti, che il quadro finanziario pluriannuale debba garantire le risorse necessarie per una programmazione quinquennale così come lo era stato del resto il primo programma presentato da Jacques Delors nel 1988 e legato alla realizzazione del mercato interno.

La periodicità quinquennale è un’esigenza nello stesso tempo democratica ed economica che nessuno potrebbe ragionevolmente disconoscere ma che è stata erroneamente dimenticata dai governi nazionali e dalla Commissione europea dal 1993 in poi.

Noi riteniamo che il Governo italiano si farebbe autorevole e incontestato portavoce di questa esigenza democratica ed economica se costruisse la sua proposta di compromesso per il quadro finanziario pluriannuale su una periodicità quinquennale o, come propone il Parlamento europeo, su due periodi di 5 anni che si concluderebbero alla scadenza del 2030 per il raggiungimento dell’insieme degli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

Accanto a questa esigenza si colloca la necessità e l’urgenza di trovare una soluzione al problema di sostanziali investimenti europei per garantire beni pubblici transnazionali (ambiente e cambiamento climatico, povertà e disuguaglianze, cultura ed educazione, sicurezza interna ed esterna, politiche migratorie e di inclusione, sostegno in particolare alle piccole e medie imprese, ecc.) che non possono essere garantiti dagli Stati membri ciascuno per conto proprio.

Occorre a nostro avviso dare la priorità nel nuovo bilancio europeo a strumenti di allocazione sapendo che esso non potrà ancora a lungo avere funzioni di stabilizzazione e che la sua capacità e funzione redistributiva è fortemente e negativamente condizionata dalle divisioni fra i paesi più ricchi e i paesi della “periferia” economica e sociale.

Noi riteniamo che la via d’uscita dal punto morto (Deadlock) a cui è arrivato il Consiglio europeo – sottraendo questo ruolo al legittimo negoziato fra il Consiglio e il Parlamento europeo con il ruolo centrale della Commissione europea – sia fondata da una parte su una politica fiscale europea innovativa, su cui il Movimento europeo ha elaborato da tempo proposte che qui Vi alleghiamo per memoria, e nello stesso tempo dalla introduzione di eurobond secondo la proposta rilanciata il 7 marzo da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio e sostenuta dal Consigliere economico del governo tedesco Achim Truger.

Per quanto riguarda la capacità fiscale dell’Unione europea fondata su risorse proprie, le nostre proposte si limitano per ora a prevedere un ammontare dell’1% del PIL che si aggiungerebbe alla altre risorse già esistenti nel bilancio europeo (percentuale dell’IVA, dazi doganali e prelievi agricoli oltre alle imposte sugli stipendi dei funzionari europei) con l’obiettivo di sostituire i contributi nazionali legati al PIL che sono sostanzialmente all’origine del punto morto a cui è arrivato il Consiglio europeo.

L’idea degli eurobond è antica come la storia dell’integrazione europea perché i prestiti e mutui esistevano già nel trattato della CECA ed essa fu rilanciata nel 1981 da Altiero Spinelli (allegato) e dal Parlamento europeo e fu ripresa successivamente ma, purtroppo, inutilmente da Jacques Delors.

La nuova crisi che si sta preparando, anche a causa del Coronavirus, rischia di travolgere l’Unione europea se essa non avrà l’ambizione di andare al di la del semplice coordinamento fra gli Stati membri, annullando i costi della non-Europa e puntando su un debito europeo “buono” per finanziare progetti generatori di investimenti in infrastrutture anche a dimensione sociale e a tutela del territorio e dell’ambiente.

Gli investitori acquisteranno gli eurobond solo se i mezzi per rimborsarli non proverranno dal contributo volontario dei paesi europei ma da un bilancio di natura federale che, solo, darà credibilità adeguata a questi strumenti di crescita.

Nessuna imposta europea potrà tuttavia essere decisa senza legittimità democratica: questo è un tema che deve essere sottoposto al dibattito nella Conferenza europea sul futuro dell’Europa e che potrebbe costituire il mandato di Assise interparlamentari a trent’anni da quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990 e che i Presidenti di Camera e Senato potrebbero suggerire al Presidente Sassoli di promuovere insieme come un’occasione essenziale per il rilancio della democrazia rappresentativa.

Saremmo molto onorati di poterVi incontrare con il Consiglio di Presidenza del Movimento Europeo per discutere con Voi delle nostre proposte.

Con viva cordialità,

Pier Virgilio Dastoli, Presidente

Paolo Ponzano, Segretario Generale

Alberto Majocchi, Consiglio di Presidenza

 

 

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