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24 ottobre

  • Bruxelles, Convegno "Corpo Europeo Di Solidarietà (CES) e Servizio Civile in Europa" In memoria del Presidente David Maria Sassoli (Movimento Europeo Italia, Movimento dei Focolari e Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa)

 

25 ottobre

  • Bruxelles, Riunione Commissione AFCO (Parlamento europeo)

 

26 ottobre

  • Gruppo di lavoro su una nuova governance economica europea (Movimento europeo Italia)

 

27-29 ottobre

  • Pisa, XXXI Congresso nazionale Movimento Federalista Europeo “Verso le elezioni europee la battaglia per un’Europa federale, sovrana e democratica”

 

 

  

 

 

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L’Unione europea, la pace e la giustizia nel mondo

L’azione perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas il 7 ottobre contro un raduno musicale (il Rave Party) di giovani israeliani nell’anniversario dello Yom Kippur e in corrispondenza della festa ebraica dello Simchat Torah, accompagnata dal lancio di centinaia di missili contro la popolazione civile dello Stato di Israele e dalla presa di ostaggi civili, non è stata né un atto né una dichiarazione di guerra nel senso che ad esso veniva attribuito dal diritto internazionale ma il frutto dell’opera violenta e brutale di terroristi che si auto-proclamano rappresentanti dell’intero popolo palestinese.

Nell’azione internazionale a sostegno della causa palestinese, di cui parleremo più avanti, vale la pena di sottolineare e di ricordare che il primo nemico di questa causa e dell’obiettivo di due popoli e di due Stati è proprio Hamas ed i suoi complici in Libano, in Iran ma anche in alcuni Stati arabi come il Qatar.

L’azione di Hamas - un atto di barbarie contro le regole della convivenza internazionale - si iscrive dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 in poi fra le azioni di violenza ingiustificata ed ingiustificabile che una parte radicalizzata dell’Islam ha deciso di attuare contro i valori della dignità umana, del diritto alla vita e della libertà che sono propri non solo della civiltà occidentale ma di tutta la comunità internazionale così come sono stati definiti dalla Dichiarazione universale dei diritti fondamentali del 1948.

Come sappiamo, quella dichiarazione aveva lo scopo di chiudere la fase storica aperta dal nazismo e dal fascismo e chiusa nel 1945 alla fine di un conflitto in cui non solo le dittature ma anche i regimi democratici avevano deciso di usare lo strumento del terrore bellico per prevalere gli uni sulle altre e le seconde sui primi come avvenne in Europa con i bombardamenti indiscriminati delle città e, da ultimo, con le carneficine nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

Lo scopo delle Dichiarazione del 1948 non è stato mai compiutamente raggiunto perché basta ricordare le bombe al napalm inventate nel 1942 dallo scienziato statunitense Louis Fieser, sperimentate in Italia nel 1943-1944, poi a Berlino, quindi a Saint Malo, ancora a Tokio ma soprattutto dagli Stati Uniti contro i Viet-cong di cui tutti ricordano la foto della bambina coperta di ustioni e infine vietate dalle Nazioni Unite nel 1980.

Negli ultimi quarant’anni le carneficine di civili non sono tuttavia terminate e sono stati usati tutti i mezzi di distruzione di massa come le cosiddette bombe a grappolo che fanno parte oggi della guerra in Ucraina.

Di fronte all’azione brutale perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas lo sdegno della cosiddetta “comunità internazionale” a partire dalle inefficaci risoluzioni delle Nazioni Unite non basta perché quell’azione non si rivolge solo contro Israele ma più largamente contro l’idea della pacifica convivenza e perché Hamas ed i suoi complici devono essere messi rapidamente in condizione di non nuocere aggiungendo alle operazioni militari di peace enforcement, peace building e peace keeping autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una campagna di delegittimazione di Hamas fra la popolazione palestinese a Gaza, in Cisgiordania, in Medio Oriente e in tutto il mondo dove vivono comunità palestinesi.

Poiché è necessario ed urgente agire perché sia interrotta la lunga catena di sangue che ha continuato a provocare carneficine nel mondo, la svolta da imprimere in Medio Oriente dopo quel che è avvenuto il 7 ottobre deve essere esemplare e avere un radicale effetto deterrente in tutti i luoghi del mondo dove i valori della convivenza civile continuano ad essere calpestati.

Questa svolta deve essere impressa dalle Nazioni Unite che dispongono delle regole e “sulla Carta” (e cioè nella loro Carta), per imporla ed il Segretario Generale Antonio Guterres dovrebbe anticipare il Vertice previsto nel settembre 2024 prima che i due rischi di escalation in Ucraina e in Medio Oriente conducano ad un conflitto generalizzato ed incontrollabile.

A nostro avviso gli Stati membri dell’Unione europea, utilizzando la possibilità prevista dall’articolo 34.2 del Trattato sull’Unione europea, dovrebbero dare mandato all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica estera di presentare al Consiglio di sicurezza le tre proposte qui di seguito sintetizzate conformi agli articoli 21 e 22 del Trattato sull’Unione europea per le possibilità di pace in Medio Oriente, l’interruzione del conflitto in Ucraina e la soluzione dei movimenti di popolazioni nel mondo.

  1. Il conflitto in Medio Oriente

Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.

Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.

In coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, le legittime azioni di autotutela israeliane debbono essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.

Non devono essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.

Deve essere avviata una tregua nei combattimenti e riaperto il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.

Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.

A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio  di  Sicurezza - la Comunità  internazionale  considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestinese rispettando e attuando le Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.

Gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi  radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati  – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005  - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese hanno avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.

Riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 l'Unione europea assume il ruolo di attore internazionale agendo per promuovere una incisiva azione diplomatica  con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la  liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto  della legalità  internazionale  e dei diritti fondamentali dell’Uomo.

      2. La pace in Ucraina

L’Unione europea, confermando il pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua libertà e del diritto alla inviolabilità del suo territorio insieme all’impegno alla ricostruzione del paese, dovrebbe iniziare a riflettere sulle ipotesi per un avvio di un dialogo indispensabile al raggiungimento di un “cessate il fuoco e poi dell’inizio di un processo che porti ad una pace duratura ai suoi confini essendo chiaro che la definizione delle condizioni per un accordo appartengono in primo luogo alle autorità  dell’Ucraina e cioè al suo governo e al suo parlamento che sarà rinnovato nelle elezioni legislative che avranno luogo entro l’estate del 2024.

Le ipotesi per l’avvio del dialogo dovrebbero essere basate sui seguenti sei elementi che potrebbero costituire un embrione di un “piano di pace” dell’Unione europea inserito nel quadro di una visione complessiva della cooperazione e della sicurezza sul continente che potrebbe assumere la forma di un accordo o di un trattato che si ispiri al metodo dei negoziati che condussero nel 1975 alla Dichiarazione di Helsinki e poi nel 1990 alla Carta di Parigi:

  • La garanzia della integrità territoriale e della inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina definite in occasione della sua indipendenza nel 1991 alla caduta dell’Unione Sovietica;
  • L’attribuzione alle regioni di Donec’k, Luhans’k e della Crimea dell’autonomia secondo un modello federale e ispirandosi all’esempio degli accordi De Gasperi-Gruber applicati all’Alto Adige con l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;
  • L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea al termine dei negoziati di adesione, sulla base delle condizioni stabilite dall’art. 49 del Trattato sull’Unione europea e nel quadro del processo di allargamento ai paesi candidati dei Balcani Occidentali e dell’Europa orientale (Moldavia e Georgia) che prevede: l’accettazione piena e integrale dei principi contenuti nel preambolo del Trattato di Lisbona ivi compreso il processo di una unione sempre più stretta, il rispetto dei valori definiti nell’art. 2 e dello Stato di diritto insieme al primato del diritto dell’Unione, il principio della cooperazione leale, l’adesione alla Carta dei diritti fondamentali e l’applicazione dell’art. 42.7 che stabilisce l’aiuto e l’assistenza degli Stati membri ad uno Stato oggetto di una aggressione armata sul suo territorio conformemente all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite;
  • L’applicazione all’Ucraina delle stesse condizioni di neutralità adottate al tempo dell’adesione dell’Austria all’Unione europea nel 1995,
  • In questo spirito e in questa logica la decisione di escludere l’adesione dell’Ucraina alla Organizzazione dell’Atlantico del Nord e alle sue strutture militari,
  • la richiesta di convocare una Conferenza ispirata agli Accordi di Helsinki del 1975 e alla Carta di Parigi del 1990.

      3. Il diritto di emigrare, l’accoglienza e l’integrazione

Una Conferenza internazionale per un approccio olistico del governo dei movimenti di persone dovrebbe essere promossa durante la Presidenza belga dell’Unione europea ed a conclusione della quale dovrebbero essere adottati:

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino e che superi l’attuale visione securitaria aprendo la via a politiche di ospitalità e di integrazione,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale insieme ad un Erasmus euromediterraneo,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza per proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
  • un programma di educazione delle giovani generazioni europee e dei paesi terzi di provenienza dei migranti che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.

Bruxelles, 24 ottobre 2023

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Dichiarazione del Movimento europeo sull'attacco terroristico di Hamas ad Israele

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 

 

 

 

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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Dichiarazione del Movimento europeo sull'attacco terroristico di Hamas ad Israele

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

L’Unione europea, la pace e la giustizia nel mondo

L’azione perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas il 7 ottobre contro un raduno musicale (il Rave Party) di giovani israeliani nell’anniversario dello Yom Kippur e in corrispondenza della festa ebraica dello Simchat Torah, accompagnata dal lancio di centinaia di missili contro la popolazione civile dello Stato di Israele e dalla presa di ostaggi civili, non è stata né un atto né una dichiarazione di guerra nel senso che ad esso veniva attribuito dal diritto internazionale ma il frutto dell’opera violenta e brutale di terroristi che si auto-proclamano rappresentanti dell’intero popolo palestinese.

Nell’azione internazionale a sostegno della causa palestinese, di cui parleremo più avanti, vale la pena di sottolineare e di ricordare che il primo nemico di questa causa e dell’obiettivo di due popoli e di due Stati è proprio Hamas ed i suoi complici in Libano, in Iran ma anche in alcuni Stati arabi come il Qatar.

L’azione di Hamas - un atto di barbarie contro le regole della convivenza internazionale - si iscrive dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 in poi fra le azioni di violenza ingiustificata ed ingiustificabile che una parte radicalizzata dell’Islam ha deciso di attuare contro i valori della dignità umana, del diritto alla vita e della libertà che sono propri non solo della civiltà occidentale ma di tutta la comunità internazionale così come sono stati definiti dalla Dichiarazione universale dei diritti fondamentali del 1948.

Come sappiamo, quella dichiarazione aveva lo scopo di chiudere la fase storica aperta dal nazismo e dal fascismo e chiusa nel 1945 alla fine di un conflitto in cui non solo le dittature ma anche i regimi democratici avevano deciso di usare lo strumento del terrore bellico per prevalere gli uni sulle altre e le seconde sui primi come avvenne in Europa con i bombardamenti indiscriminati delle città e, da ultimo, con le carneficine nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

Lo scopo delle Dichiarazione del 1948 non è stato mai compiutamente raggiunto perché basta ricordare le bombe al napalm inventate nel 1942 dallo scienziato statunitense Louis Fieser, sperimentate in Italia nel 1943-1944, poi a Berlino, quindi a Saint Malo, ancora a Tokio ma soprattutto dagli Stati Uniti contro i Viet-cong di cui tutti ricordano la foto della bambina coperta di ustioni e infine vietate dalle Nazioni Unite nel 1980.

Negli ultimi quarant’anni le carneficine di civili non sono tuttavia terminate e sono stati usati tutti i mezzi di distruzione di massa come le cosiddette bombe a grappolo che fanno parte oggi della guerra in Ucraina.

Di fronte all’azione brutale perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas lo sdegno della cosiddetta “comunità internazionale” a partire dalle inefficaci risoluzioni delle Nazioni Unite non basta perché quell’azione non si rivolge solo contro Israele ma più largamente contro l’idea della pacifica convivenza e perché Hamas ed i suoi complici devono essere messi rapidamente in condizione di non nuocere aggiungendo alle operazioni militari di peace enforcement, peace building e peace keeping autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una campagna di delegittimazione di Hamas fra la popolazione palestinese a Gaza, in Cisgiordania, in Medio Oriente e in tutto il mondo dove vivono comunità palestinesi.

Poiché è necessario ed urgente agire perché sia interrotta la lunga catena di sangue che ha continuato a provocare carneficine nel mondo, la svolta da imprimere in Medio Oriente dopo quel che è avvenuto il 7 ottobre deve essere esemplare e avere un radicale effetto deterrente in tutti i luoghi del mondo dove i valori della convivenza civile continuano ad essere calpestati.

Questa svolta deve essere impressa dalle Nazioni Unite che dispongono delle regole e “sulla Carta” (e cioè nella loro Carta), per imporla ed il Segretario Generale Antonio Guterres dovrebbe anticipare il Vertice previsto nel settembre 2024 prima che i due rischi di escalation in Ucraina e in Medio Oriente conducano ad un conflitto generalizzato ed incontrollabile.

A nostro avviso gli Stati membri dell’Unione europea, utilizzando la possibilità prevista dall’articolo 34.2 del Trattato sull’Unione europea, dovrebbero dare mandato all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica estera di presentare al Consiglio di sicurezza le tre proposte qui di seguito sintetizzate conformi agli articoli 21 e 22 del Trattato sull’Unione europea per le possibilità di pace in Medio Oriente, l’interruzione del conflitto in Ucraina e la soluzione dei movimenti di popolazioni nel mondo.

  1. Il conflitto in Medio Oriente

Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.

Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.

In coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, le legittime azioni di autotutela israeliane debbono essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.

Non devono essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.

Deve essere avviata una tregua nei combattimenti e riaperto il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.

Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.

A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio  di  Sicurezza - la Comunità  internazionale  considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestinese rispettando e attuando le Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.

Gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi  radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati  – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005  - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese hanno avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.

Riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 l'Unione europea assume il ruolo di attore internazionale agendo per promuovere una incisiva azione diplomatica  con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la  liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto  della legalità  internazionale  e dei diritti fondamentali dell’Uomo.

      2. La pace in Ucraina

L’Unione europea, confermando il pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua libertà e del diritto alla inviolabilità del suo territorio insieme all’impegno alla ricostruzione del paese, dovrebbe iniziare a riflettere sulle ipotesi per un avvio di un dialogo indispensabile al raggiungimento di un “cessate il fuoco e poi dell’inizio di un processo che porti ad una pace duratura ai suoi confini essendo chiaro che la definizione delle condizioni per un accordo appartengono in primo luogo alle autorità  dell’Ucraina e cioè al suo governo e al suo parlamento che sarà rinnovato nelle elezioni legislative che avranno luogo entro l’estate del 2024.

Le ipotesi per l’avvio del dialogo dovrebbero essere basate sui seguenti sei elementi che potrebbero costituire un embrione di un “piano di pace” dell’Unione europea inserito nel quadro di una visione complessiva della cooperazione e della sicurezza sul continente che potrebbe assumere la forma di un accordo o di un trattato che si ispiri al metodo dei negoziati che condussero nel 1975 alla Dichiarazione di Helsinki e poi nel 1990 alla Carta di Parigi:

  • La garanzia della integrità territoriale e della inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina definite in occasione della sua indipendenza nel 1991 alla caduta dell’Unione Sovietica;
  • L’attribuzione alle regioni di Donec’k, Luhans’k e della Crimea dell’autonomia secondo un modello federale e ispirandosi all’esempio degli accordi De Gasperi-Gruber applicati all’Alto Adige con l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;
  • L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea al termine dei negoziati di adesione, sulla base delle condizioni stabilite dall’art. 49 del Trattato sull’Unione europea e nel quadro del processo di allargamento ai paesi candidati dei Balcani Occidentali e dell’Europa orientale (Moldavia e Georgia) che prevede: l’accettazione piena e integrale dei principi contenuti nel preambolo del Trattato di Lisbona ivi compreso il processo di una unione sempre più stretta, il rispetto dei valori definiti nell’art. 2 e dello Stato di diritto insieme al primato del diritto dell’Unione, il principio della cooperazione leale, l’adesione alla Carta dei diritti fondamentali e l’applicazione dell’art. 42.7 che stabilisce l’aiuto e l’assistenza degli Stati membri ad uno Stato oggetto di una aggressione armata sul suo territorio conformemente all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite;
  • L’applicazione all’Ucraina delle stesse condizioni di neutralità adottate al tempo dell’adesione dell’Austria all’Unione europea nel 1995,
  • In questo spirito e in questa logica la decisione di escludere l’adesione dell’Ucraina alla Organizzazione dell’Atlantico del Nord e alle sue strutture militari,
  • la richiesta di convocare una Conferenza ispirata agli Accordi di Helsinki del 1975 e alla Carta di Parigi del 1990.

      3. Il diritto di emigrare, l’accoglienza e l’integrazione

Una Conferenza internazionale per un approccio olistico del governo dei movimenti di persone dovrebbe essere promossa durante la Presidenza belga dell’Unione europea ed a conclusione della quale dovrebbero essere adottati:

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino e che superi l’attuale visione securitaria aprendo la via a politiche di ospitalità e di integrazione,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale insieme ad un Erasmus euromediterraneo,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza per proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
  • un programma di educazione delle giovani generazioni europee e dei paesi terzi di provenienza dei migranti che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.

Bruxelles, 24 ottobre 2023

coccodrillo

 

 

 

 


 DICHIARAZIONE DEL MOVIMENTO EUROPEO SULL’ATTACCO TERRORISTICO DI HAMAS AD ISRAELE
E SULLA RICERCA DI UNA PACE STABILE IN MEDIO ORIENTE

Il Movimento europeo in Italia esprime profondo sdegno per l'azione terroristica condotta dalla organizzazione paramilitare islamista di Hamas, che ha provocato morte e distruzione colpendo vittime innocenti tra le quali donne e bambini, ed esprime la sua piena solidarietà allo Stato e alla popolazione di Israele nella difesa della sua sicurezza.

La presa di ostaggi, usati come mezzo di scambio o ancor peggio come scudi umani, rappresenta un atto esecrabile che è contrario al diritto internazionale e ai principi fondamentali della convivenza civile ed essi devono essere immediatamente liberati senza condizioni.

Il Movimento europeo in Italia esprime la sua più grande preoccupazione per la drammatica situazione che si va determinando giorno dopo giorno e che rischia di allargare il conflitto a tutta la regione con gravi conseguenze sulla stabilità mondiale.

Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.

Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.

Il Movimento europeo in Italia, in coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ritiene che le legittime azioni di autotutela israeliane debbano dunque essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.

Il Movimento europeo in Italia ritiene inoltre che non debbano essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.

Il Movimento europeo in Italia, nell’esprimere il suo profondo cordoglio per tutte le vittime innocenti del conflitto in corso, lancia un appello affinché venga avviata una tregua nei combattimenti e si riapra il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.

Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.

A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio  di  Sicurezza - la Comunità  internazionale  considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestina. 

Il Movimento europeo in Italia stigmatizza il mancato rispetto e la mancata attuazione delle Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.

Il Movimento europeo in Italia sottolinea come gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi  radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati  – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005  - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese ha avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.

Il Movimento europeo in Italia – riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 - esorta l'Unione europea ad assumere finalmente un ruolo di attore internazionale rifuggendo dal metodo inefficace dell’adozione di ripetute dichiarazioni di principio e  ad agire unitariamente con le sue Istituzioni ed i suoi Stati membri per promuovere una incisiva azione diplomatica  con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la  liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato – a condizione che l’organizzazione paramilitare di Hamas sia messa in condizione di non nuocere - che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto  della legalità  internazionale  e dei diritti fondamentali dell’Uomo.

In questo quadro, anche  l’Italia potrebbe svolgere un ruolo da protagonista rilanciando il progetto proposto agli inizi degli anni ’90 di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo alla luce dei risultati del Forum dell’Egitto per la pace del 21 ottobre 2023.

Bruxelles-Roma-Strasburgo, 24 ottobre 2023

 

 

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

24 ottobre

  • Bruxelles, Convegno "Corpo Europeo Di Solidarietà (CES) e Servizio Civile in Europa" In memoria del Presidente David Maria Sassoli (Movimento Europeo Italia, Movimento dei Focolari e Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa)

 

25 ottobre

  • Bruxelles, Riunione Commissione AFCO (Parlamento europeo)

 

26 ottobre

  • Gruppo di lavoro su una nuova governance economica europea (Movimento europeo Italia)

 

27-29 ottobre

  • Pisa, XXXI Congresso nazionale Movimento Federalista Europeo “Verso le elezioni europee la battaglia per un’Europa federale, sovrana e democratica”

 

 

  


IN EVIDENZA

VI SEGNALIAMO

  • 24 ottobre, ore 9:00-13:00, Bruxelles. Nel ricordo del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, tre importanti associazioni europee, il Movimento Europeo Italia, il Movimento dei Focolari e l’Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa, hanno promosso una iniziativa comune il 24 ottobre a Bruxelles, dal titolo “Corpo europeo di solidarietà e il Servizio civile”, presso la sede del Parlamento europeo e collegata in diretta con lo Spazio Europa David Sassoli a Roma. Al convegno, ospitato da Patrizia Toia e Brando Benifei insieme al Gruppo Socialisti&Democratici, interverranno anche eurodeputati dei gruppi politici dei popolari (PPE), Renew, Green e Conservatori e Riformisti (ECR) e, per la Commissione europea, Sophia Eriksson Waterschoot, direttore del Dipartimento Giovani, Educazione ed ERASMUS + della Direzione Generale Istruzione e Giovani (EAC), insieme a rappresentanti del Centro europeo del Volontariato, al Forum europeo dei Giovani, alla direttrice dell’Ufficio del Servizio civile Universale del Dipartimento Gioventù e a dirigenti della Agenzia nazionale Giovani del Governo italiano. I lavori saranno aperti, in rappresentanza degli enti promotori da Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, da Jesús Morán co-Presidente del Movimento dei Focolari e da Aldo Bernabei Presidente del Gruppo Romano dell’ Associazione Internazionale dei Caterinati. È previsto l’intervento del Nunzio apostolico presso l’Unione Europea, Noël Treanor e sarà presente ai lavori anche il segretario generale della COMECE, Manuel Barrios. PROGRAMMA e COMUNICATO STAMPA. LINK PER SEGUIRE L’EVENTO.
  • 25 ottobre, ore 20:30. “CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA” – UNA PROPOSTA FEDERALISTA. Evento promosso da Fondazione Critica Liberale e Repubblicani europei. – Diretta Facebook sulla pagina di Repubblicani Europei. Intervengono il Presidente del Movimento europeo Pier Virgilio Dastoli, Giovanni Vetritto, Direttore di Stati Uniti d’Europa, il Presidente di Repubblicani europei, On. Niccolò Rinaldi e la Segretaria Nazionale di MRE, Sen. Luciana Sbarbati. LOCANDINA.
  • 9-10 novembre, Roma. Convegno “GIUSTIZIA SENZA FRONTIERE” Lo spazio europeo dei diritti fondamentali, sociali, civili. Evento promosso dal Centro Europe Direct dell’Università degli Studi Roma Tre, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche, La Cittadinanza Europea, il CeAS, l’AUSE e il Movimento europeo. LOCANDINA. Live streaming: https://linktr.ee/edromatre

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

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VI SEGNALIAMO

  • 18 ottobre, ore 15:30-18:30. Nel quadro delle iniziative legate alla "Piattaforma italiana sul futuro dell'Europa", creata dal Movimento Europeo in Italia nel settembre 2019 in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL), si svolgerà un dibattito pubblico dal titolo "The future of Europe: comparing reform proposals" sulle tre principali proposte di riforma dell'Unione: il progetto di revisione del Trattato di Lisbona preparato da 5 relatori della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, il Rapporto di un gruppo di esperti franco-tedesco ed il "Manifesto dell'Europa" promosso da una serie di personalità europee. Si tratta del primo evento organizzato a livello europeo per stabilire un dialogo aperto tra i rappresentanti di queste tre principali proposte. L'evento si terrà all'inizio della quindicesima riunione della Piattaforma, in lingua inglese, dalle 15:30 alle 16:30. L'eurodeputato Guy Verhofstadt, il Prof. Olivier Costa (CNRS, CEVIPOF, Sciences Po, Paris, and Director of European Political and Governance Studies, College of Europe, Bruges), la Prof.ssa Funda Tekin dell'Institut für Europäische Politik (IEP) e il Prof. Marco Buti (EUI) hanno accettato di discuterne. Al termine dell’incontro con i relatori, proseguirà la riunione della Piattaforma, in lingua italiana, durante la quale verranno presentante delle proposte di emendamento per il rapporto di revisione dei Trattati UE del Parlamento europeo (PE) in vista del dibattito in Aula, attualmente calendarizzato per il 9 novembre, e si faranno anche delle prime riflessioni riguardo la discussione della Commissione AFCO del PE programmata per il 12 ottobre. Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 19 ottobre, ore 11:00-13:00, Roma. Si svolgerà a Roma l'evento di lancio dell'ottavo Rapporto "L'Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile" dell'ASviS. Il Rapporto rappresenta lo strumento con cui l'Alleanza analizza annualmente l’avanzamento del Paese verso la realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite e avanza una serie di proposte per trasformare l'attuale modello di sviluppo al fine di assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Grazie al contributo dei Gruppi di lavoro dell'ASviS e di mille esperte ed esperti che ne fanno parte, provenienti dalle oltre 320 organizzazioni aderenti all'Alleanza, il Rapporto 2023 fornisce un quadro delle iniziative introdotte finora nel mondo, in Europa e in Italia a favore dello sviluppo sostenibile, permettendo di fare una valutazione ragionata sullo stato di progressione verso i 17 Obiettivi a metà del percorso dell'Agenda 2030 e di individuare gli ambiti che richiedono azioni decise ed immediate. Le registrazioni per partecipare in presenza sono chiuse causa esaurimento posti. L'evento potrà essere seguito da tutte e tutti tramite la diretta streaming sul sito dell'ASviS e sui canali social dell'Alleanza, oltre che sui siti di Ansa, Green&Blue di Repubblica, Quotidiano Nazionale, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, Rainews, Teleborsa e sulla pagina Facebook Ansa. PROGRAMMA.
  • 20 ottobre, ore 16:00, Roma. Presentazione del volume “L’Europa senza retorica. Percorsi per l’integrazione europea in Miriam Camps, Rosi Braidotti, Zadie Smith”, di Barbara Curli. Presso la Sala delle Bandiere dell’Ufficio di Informazione in Itali del Parlamento europeo. LOCANDINA.

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

 

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