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Newsletter 17 Gennaio/2022 - L'EDITORIALE

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Dalla Conferenza sul futuro dell’Europa alle elezioni europee del 2024
le proposte di metodo del Movimento europeo

L’emozione suscitata dalla scomparsa di David Maria Sassoli nella notte fra il 10 e l’11 gennaio è stata una risposta corale alla sgangherata affermazione di Lucio Caracciolo sulla “disgregazione del sogno europeo” (L’Espresso, 9 gennaio 2022).

L’opinione pubblica non solo italiana si è riconosciuta soprattutto nel Presidente del Parlamento europeo e cioè nell’unica assemblea transnazionale che si esprime a nome delle cittadine e di cittadini di ventotto paesi (divenuti ventisette dopo la Brexit) che l’hanno eletto nel maggio 2019, un “compagno di banco” - come è stato definito nell’ultimo saluto - che ha contribuito in trenta mesi a difendere il valore dei ponti contro lo scandalo dei muri, l’Europa che unisce contro i sovranismi che dividono, l’inclusione contro l’esclusione.

In trenta mesi di una difficile e talvolta drammatica presidenza, David Maria Sassoli ha difeso con pazienza e determinazione il ruolo centrale del Parlamento europeo contro l’immobilismo dei governi, la necessità ormai ineludibile di andare al di là di un trattato firmato più di quattordici anni fa, la convinzione che il lungo periodo del rigore finanziario dovesse essere dimenticato non solo per rispondere all’emergenza sanitaria ma per gettare le basi di una comunità capace di garantire beni comuni, la forza del diritto contro il diritto della forza.

In questi mesi abbiamo spesso dialogato con David Maria Sassoli sul futuro dell’Europa e sulle prospettive di una Conferenza che molti governi – ma anche una parte della Commissione europea – avrebbero voluto limitare ad una ennesima consultazione senza aprire quello spazio pubblico e innovativo di dialogo fra la democrazia partecipativa e quella rappresentativa.

Il rischio che il tempo ristretto della Conferenza a dieci mesi a causa del COVID e del conflitto interistituzionale faccia prevalere l’immobilismo dei governi è molto forte perché, a due terzi del cammino, non è ancora emersa la conflittualità sommersa fra due visioni diverse del futuro dell’Europa: quella del ritorno al passato delle apparenti sovranità nazionali o quella rivolta al futuro di un’Europa politicamente integrata e sovrana.

Per questa ragione i grandi organi di informazione e comunicazione tacciono tuttora sulla Conferenza e l’opinione pubblica europea ne ignora l’esistenza come evidenzia il fatto che in nove mesi dal 19 aprile 2021 solo quarantaduemila cittadine e cittadini hanno deciso di essere attivi sulla piattaforma digitale e solo trecentosessanta mila persone hanno partecipato ai quattromila ottocento eventi in tutta l’Unione e cioè meno di ottanta partecipanti a evento (https://futureu.europa.eu).

E’ in questo senso negativamente significativo il fatto che Le Monde, nel paese che più degli altri ventisei dovrebbe essere più attento alla Conferenza, abbia dedicato nell’edizione del 16-17 gennaio 2022 due intere pagine (p. 2-3) al tema “quand la citoyenneté fait débat” -  con interventi di filosofi, scienziati della politica e financo Chantal Jouanno presidente della Commissione nazionale del dibattito  pubblico (CNDP) dedicati alla désobéissance civile, alle assemblées citoyennes, alla dérèglementation climatique, a Féminisme, antiracisme, écologie, antispécisme, alla réforme du système d’information, al droit d’expérimentation démocratique, e a gouverner autrement -   ma nemmeno una parola è stata dedicata alla Conferenza pur ricordando uno studio dell’OCSE secondo cui negli ultimi anni ci sono stati in Europa “574 dispositifs délibératifs associant des citoyens ordinaires au processus de représentation”.

Mancano quattro sessioni plenarie alla conclusione della Conferenza, che è stata fissata a Strasburgo – se le varianti del COVID non creassero nuovi ostacoli – il 9 maggio e i quattro citizens panel termineranno a metà febbraio ma non è stato ancora deciso se gli orientamenti emersi dalle oltre duecento raccomandazioni dei cittadini estratti a sorte e dalle tredicimila idee riversate nella piattaforma digitale saranno adottati dalla Conferenza  nel suo insieme, dal Comitato esecutivo o dai tre copresidenti per essere inviati a Consiglio, Commissione e Parlamento europeo.

In questo quadro il Movimento europeo presenterà il 27 gennaio alla piattaforma - creata in Italia il 6 settembre 2019 insieme al CNEL – la seguente proposta da sottoporre al governo e al Parlamento italiano dopo l’elezione del Presidente della Repubblica e infine al Comitato esecutivo della Conferenza:

  • Gli orientamenti emersi dal dibattito nelle sessioni plenarie, nei panel delle cittadine e dei cittadini, nei gruppi di lavoro e sulla piattaforma devono essere adottati a maggioranza dalla sessione plenaria del 9 maggio 2022 sulla base di un rapporto del Comitato esecutivo aperto alla partecipazione come osservatoti dei delegati della società civile e di un delegato per ogni panel dei cittadini. La riunione conclusiva del Comitato esecutivo deve essere diffusa in streaming.
  • Il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo devono ricevere il mandato di adottare – ciascuno nell’ambito delle proprie responsabilità istituzionali ed entro il 31 dicembre 2022 – un rapporto contenente delle proposte sulle politiche dell’Unione e sull’eventuale riforma del sistema europeo indicando anche il metodo e l’agenda per realizzarla
  • La Conferenza riprenderà i suoi lavori a gennaio 2023 e fino ad ottobre 2023 per dare la possibilità ai rappresentanti delle cittadine e dei cittadini nei panel europei e nazionali e ad una riunione interparlamentare secondo il modello delle “assise” che si svolsero a Roma nel novembre 1990 di valutare i tre rapporti delle istituzioni europee
  • I congressi dei partiti europei, che si svolgeranno fra l’autunno 2023 e la primavera 2024 per preparare le elezioni europee del 26 maggio 2024 e designare i loro candidati alla presidenza della Commissione europea (Spitzenkandidaten) insieme alle liste transnazionali, dovranno decidere se affidare al nuovo Parlamento europeo il mandato costituente per discutere, elaborare e adottare una proposta di riforma dell’Unione europea per andare al di là del Trattato di Lisbona da sottoporre alla ratifica dei parlamenti nazionali e/o a un referendum paneuropeo – secondo il modello del Progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea (“progetto Spinelli”) approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984 – indicando le modalità per la sua entrata in vigore nel caso in cui alcuni parlamenti decidano di non ratificarlo e sollecitandoli a stabilire un comune periodo di tempo per le ratifiche.
  • L’approfondimento (deepening) dell’Unione europea dovrà aver luogo in tempo utile prima della conclusione dei negoziati con i paesi candidati dei Balcani Occidentali (enlarging) e in ogni caso prima dell’inizio del nuovo bilancio europeo pluriennale 2028-2032 che dovrà essere quinquennale e non più settennale e finanziato integralmente da risorse proprie.

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