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Questa settimana proponiamo alla vostra attenzione un testo di recente uscita, “Lo Spazio Europeo di Libertà, Sicurezza e Giustizia a vent’anni dal Consiglio europeo di Tampere”, che riprende e aggiorna un tema di primaria importanza. È la raccolta degli atti di un convegno svoltosi presso l’Università di Salerno il 18-19 ottobre 2019, a vent’anni dal Consiglio europeo di Tampere, fondamentale punto di passaggio per definire le linee dell’intervento europeo necessario a raggiungere l’obiettivo di “far sì che l'Unione diventi uno vero spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. È un consistente volume pubblicato grazie al parziale contributo dell’Università degli Studi di Salerno e del Dipartimento di Scienze Giuridiche e della Jean Monnet Chair “Judicial Protection of Fundamental Rights in the European Area of Freedom, Security and Justice” (Chair Holder: Prof. Angela Di Stasi), presso l’Università degli Studi di Salerno (Erasmus+ Programme – Jean Monnet Action, finanziato dalla Commissione europea, Grant Decision 2017- 2044/001-001). Numerosi i saggi su questioni di rilievo, per esempio la possibilità di cooperazione in tale ambito con il Regno Unito dopo la Brexit, la strutturazione su più livelli del dialogo tra le Corti, la trattazione di una serie di aspetti dell’istituto in ambito sia civile, che penale, che migratorio.

Suggeriamo altresì una pubblicazione realizzata dal Consiglio federale Spagnolo del Movimento Europeo dedicata alla ricorrenza di questi giorni. “En el 70 aniversario de la Declaración Schuman, El debate ciudadano en la Conferencia sobre el futuro de Europa” è un testo che raccoglie saggi di numerosi docenti su questioni attinenti la situazione europea attuale durante il coronavirus, le politiche per i diritti umani, l’avanzamento delle politiche per l’unione monetaria e fiscale, il green deal. Sono presenti le riflessioni delle rappresentanze del Movimento Europeo di Francia, Italia e Germania. Il Presidente Dastoli è infatti intervenuto in questa sede con un saggio che esprime il punto di vista della Consiglio italiano alla Conferenza sul futuro dell’Europa. Il testo è scaricabile a questo link.

 

 

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Questa settimana, in merito alla giurisprudenza europea, segnaliamo alla vostra attenzione la direttiva 2000/78 che, come prevede l’articolo 1 , “mira a stabilire un quadro generale di lotta alle discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l’occupazione e le condizioni di lavoro al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento”. Le situazioni in cui si possono riscontrare discriminazioni in ambito lavorativo sono complesse e coinvolgono numerosi aspetti, diversi in relazione alla professione svolta,. Proprio per questo, l’obiettivo fissato dalla direttiva non si realizza nell’ambito di un concetto astratto di uguaglianza, ma definendo caso per caso il modo in cui si possano scegliere le soluzioni più idonee ad assicurare, rispetto alla specifica situazione, quella che meglio persegue il fine di garantire l’eguaglianza sostanziale. Secondo l’articolo 6 della direttiva, infatti, possono per esempio prevedersi delle “disparità di trattamento collegate all’età”, “laddove esse siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate, nell'ambito del diritto nazionale, da una finalità legittima, compresi giustificati obiettivi di politica del lavoro, di mercato del lavoro e di formazione professionale, e i mezzi per il conseguimento di tale finalità siano appropriati e necessari”; tutto ciò in coerenza con l’articolo 2, par. 2, che definisce i concetti di discriminazione diretta e indiretta.    

In merito all’interpretazione della direttiva, esistono numerose controversie, che coinvolgono materie come i principi, gli obiettivi e le missioni dei Trattati, il ravvicinamento delle legislazioni, le disposizioni istituzionali, lo Statuto dei funzionari, la Carta dei diritti fondamentali, la politica sociale. Vi sono anche controversie attinenti a settori ai quali non si pensa immediatamente, come i trasporti, la libera circolazione delle merci e le libera prestazione dei servizi, l’agricoltura e la pesca.

 

 

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Scienza e solidarietà come dovere intergenerazionale: è questo l’approccio che, su iniziativa della Commissione europea, guiderà il piano di cooperazione globale per la ricerca di un vaccino contro il coronavirus. Lo hanno annunciato i capi di stato e di governo di Italia, Francia, Germania e Norvegia e il Presidente del Consiglio europeo. Come si è affermato di tratta di “una mossa che coinvolgerà scienziati e autorità di normazione, industria e governi, organizzazioni internazionali, fondazioni e operatori sanitari”. Per lunedì 4 maggio è prevista anche una conferenza di donatori, finalizzata alla raccolta di almeno 7,5 miliardi di euro. Per maggiori informazioni, clicca qui.

 

 

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E veniamo ai diritti degli anziani. La Carta se ne occupa all’articolo 25 e, come si è detto in precedenti newsletter, in questo momento di crisi è il caso di volgere l’attenzione alle categorie che possono risentirne maggiormente. La riflessione di questa settimana tocca aspetti noti ma è anche un’occasione per lanciare delle nuove idee. Partiamo dalla considerazione del cambiamento socio demografico avvenuto nell’ultimo secolo. Oggi si vive mediamente più a lungo e le aspettative di vita sono in aumento. Ciò ha comportato una serie di effetti, primo fra tutti quello sui sistemi previdenziali europei che, per essere sostenibili, hanno previsto un ritardo dell’età di quiescenza. I patti generazionali ne sono usciti un po’ stravolti, ma questo non vuol dire che non siano sostenibili. Anzi. È opinione di chi scrive che siano proprio momenti come questi a comportare, accanto al dramma delle morti verificatesi nelle case di riposo per anziani, la possibilità di cambiamenti sociali in senso positivo. Tutto ciò per assicurare agli anziani, come previsto dalla Carta, di poter “condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita culturale e sociale”. Ebbene: è il momento in cui il lato solidale e collaborativo dell’Unione europea può rappresentare un valore aggiunto. Le proposte di tassazione green, per un’economia sostenibile, vanno in questa direzione.

Promuovere un approccio ecologico al tema della nuova Europa appare un’istanza pienamente coerente con quella di garantire dignità di condizioni per le persone anziane. Un ambiente salubre è infatti quello in cui ci si augura di poter vivere, anche nel momento in cui le energie fisiche si riducono e la lucidità si trova a fare i conti con gli anni che passano. Ciò richiede di allocare investimenti e tecnologie per semplificare lo svolgimento delle azioni di vita quotidiana: da questo punto di vista, anche l’innovazione in ambito informatico può consentire effetti positivi per assicurare all’anziano di sentirsi parte della comunità. E questa è anche un’idea che va incontro all’appello, più volte rilanciato in questi anni da Papa Francesco, per il contrasto ad un’economia dello scarto che marginalizza gli anziani, ma anche in generale le fasce sociali deboli. Un impegno del genere può contribuire senz’altro a rendere tangibili i vantaggi dell’appartenenza ad una Unione che rispetta il principio di solidarietà sancito dal Trattato sull’Ue. Stiamo vivendo tempi in cui sarà molto interessante vedere l’azione concertata dei Commissari Paolo Gentiloni, e Valdis Dombrovskis. Infatti, i risultati delle politiche attuate dalla Commissione Von der Leyen si misureranno in maniera assai sensibile in tale ambito, dove, come si è potuto notare in questi mesi, l’azione istituzionale – di grande impatto, considerati i numeri – dovrà essere in futuro più tempestiva.

 

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