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La complessità del funzionamento delle istituzioni europee richiede studio e, soprattutto, la conoscenza dei Trattati. Per potersi orientare nel mare magnum della comunicazione sull’Europa,  dove ci trova di fronte a un surplus di informazioni che spesso non è facilmente decifrabile, vi proponiamo una guida. Si tratta di una dispensa per corsi di giornalismo su temi europei, realizzata nell’ambito di un programma di formazione promosso dalla DG Comunicazione della Commissione Europea e sintetizza il ruolo delle istituzioni e degli organi dell’Unione europea, oltre a riportare i principali cenni storici. Ci è sembrato uno strumento interessante per neofiti ma anche per addetti ai lavori e, da questo numero in poi, sarà scaricabile su questa newsletter.

 

 

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Non è mai esistito in Europa un periodo più lungo di pace, stabilità e cooperazione reciproca. Ma questo traguardo – per quanto inedito nella Storia – non è considerato sufficiente e queste non sono considerazioni euroscettiche. Si tratta proprio della sintesi della giornata dedicata ai settant’anni della Dichiarazione Schuman, che ha visto un punto di convergenza su questo obiettivo. L’Unione europea deve poter fare di più. Non è pensabile una politica monetaria comune senza che vi sia una politica fiscale comune e non è pensabile una politica fiscale comune senza una politica macro-economica europea. Non è possibile condividere una moneta senza che vi sia la condivisione di un senso di comunità, di una reciproca appartenenza, dell’essere parte della stessa Storia, dello stesso destino. Dello stesso futuro. Molto resta ancora da fare, come ha riconosciuto lo stesso Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che in questi giorni si è a lungo soffermato non solo sulla tecnica dell’intervento in corso di rilancio dell’economia, ma anche su una visione d’insieme, guardando al domani, per un coordinamento europeo più efficace. La festa dell’Europa del 9 maggio si chiude con questo auspicio e, al termine di questa settimana, vogliamo qui brevemente riassumere le tappe principali che hanno condotto alle celebrazioni di sabato scorso. Pur consapevoli che non sia sufficiente una newsletter per dar spazio a tutti gli interventi, vi diamo modo, attraverso questa sintetica panoramica, di farvi un’idea per poi riascoltare o rivedere sul web le numerosissime iniziative svoltesi.

Prima dello Europe Day, due importanti momenti di discussione si sono svolti il 7 e l’8 maggio, rispettivamente con un webinar, “Dopo la pendemia: un progetto per l’Europa”, in cui il Presidente del Movimento Europeo Italia, Pier Virgilio Dastoli, si è soffermato sul futuro dell’Europa dopo la pandemia e con un evento organizzato dalla rete di 14 organizzazioni della società civile “Europe ambition 2030”: un "nuovo contratto sociale", il cambiamento di governance nell'era digitale, l'Agenda 2030 nella politica Ue. L’evento ha visto gli interventi sia del Presidente Dastoli che del membro del consiglio di Presidenza, prof. Alberto Majocchi. La discussione si è suddivisa in due sessioni, sul green deal e sul recovery plan economico, con la presenza, tra l’altro, in rappresentanza dell’Asvis, del prof. Enrico Giovannini. Per quanto riguarda il Movimento Europeo, il Presidente Dastoli ha posto l’attenzione sul ruolo di partecipazione attiva della società civile rispetto a temi chiave per il futuro dell’Europa quali il social / green deal, la sostenibilità, il pilastro sociale, le riforme necessarie all’Unione. Il prof. Majocchi si è soffermato sulle ragioni dell’urgenza di un bilancio europeo all’altezza delle sfide. Per perseguire tale obiettivo, un ruolo centrale dev’essere quello del Parlamento europeo; l’Europa deve poter svolgere il ruolo di garante per la sostenibilità di un nuovo, ambizioso programma che si regga su una rinnovata attenzione alla sostenibilità ambientale e che sia finanziato da una imposta sulle emissioni, la cosiddetta border carbon tax. Si tratta di una strategia ecologica che trova dei punti di connessione con il piano per un debito  pubblico europeo e che è necessaria per perseguire una importante finalità sociale: l’uguaglianza delle opportunità. Volendo fare un collegamento con l’importante incontro di dicembre “Empower citizens for the future of Europe 2”, cui seguì la Dichiarazione di Milano, riportata nella newsletter n. 1 di questa serie, si può dire che, nel dibattito di cui si è parlato, tornano all’attenzione i punti allora fissati, che si pongono quali obiettivi da perseguire in questo decennio e per i quali vi rimandiamo a questo link.

 

Per quanto riguarda la festa dell’Europa molto resta da aggiungere. Richiamiamo qualche altro spunto interessante del 9 maggio scorso: uno proviene dall’attività del Movimento Europeo a contatto con le scuole. Il Liceo Scientifico Statale “G. B. Scorza“ di Cosenza ha infatti organizzato una videoconferenza dal titolo “I giovani per l’Europa, l’Europa per i giovani”, in occasione della presentazione della fase finale del Progetto “Ambassador School Programme 2019/20” del Parlamento Europeo; un’iniziativa partecipata da studenti coinvolti nel progetto, dai docenti del Liceo e da esperti del tema, tra cui il Presidente Dastoli. Un altro è rappresentato dal dibattito organizzato da Eumans – uno dei tanti della giornata, svoltosi alle ore 13 – a cui ha partecipato il Presidente, sul tema del seguito della petizione presentata da Virginia Fiume il 30 aprile scorso al Parlamento europeo, per un ruolo più attivo delle istituzioni europee nella risposta coordinata alla pandemia, per lo stato di diritto, per il funzionamento della democrazia interna all’Unione, per una rinnovata attenzione all’ambiente e al sociale. Infine, la Festa dell’Europa ha visto un ulteriore momento di confronto: “70° anniversario della Dichiarazione Schuman – La nuova sfida per l’Europa”, promossa dal Movimento Europeo Italia, Movimento Federalista Europeo, Gioventù Federalista Europea e AICCRE. Assieme al Presidente Dastoli, si è ragionato sull’opportunità che ha oggi l’Europa per costruire una più ampia condivisione della sovranità a livello europeo, su valori comuni. È quanto si è detto in apertura: condividere la propria Storia significa essere in grado di auto-percepirsi come una comunità di destino,  che guardi in una medesima direzione al proprio futuro. Moltissimi gli interventi in questa sede, tra cui alcuni rappresentanti politici che sono anche membri del Consiglio di Presidenza del Movimento Europeo: Brando Benifei, Sandro Gozi, Stefano Bonaccini. Ecco rappresentato in sintesi il modo in cui l’alto impegno ideale delle madri e dei padri fondatori viene visto e vissuto oggi, ecco chi oggi si fa portavoce di rilanciare l’appello del 9 maggio 1950, che val qui la pena di richiamare: "La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto".

 

 

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On a beaucoup discuté, à tort et à travers sur la base du dispositif de l’arrêt et pas de l’arrêt lui-même, autour de la décision du Tribunal Constitutionnel allemand (Bundesverfassungsgericht, BverfG) concernant le programme lancé en 2015 par la Banque Centrale Européenne (BCE) concernant le Public Sector Purchase Programme qu’on connait sous le nom de Quatitative Easing (Q.E.).

Ce programme a atteint les objectifs de politique économique qui avaient été établis par la BCE, en l’absence d’une action suffisamment ambitieuse des autres institutions européennes (Commission, Conseil Européen, Conseil de l’Union, Eurogroupe), pour faire sortir l’Union européenne et l’Eurozone d’une crise asymétrique en appliquant d’une façon correcte le principe de proportionnalité aux caractéristiques de l’asymétrie.

La décision de Karlsruhe n’aura aucun effet dans les relations entre le BverfG et la BCE et les juges en toge rouge allemands resteront sur leur faim (Sie werden kein Gehoer finden) si nous considérons les réactions de la Commission européenne, le silence gêné de la Bundesbank et des autres institutions allemandes avec les seuls exceptions du leader de la CSU e de Friedrich Merz, candidat peu probable à la succession de Angela Merkel.

Nous savons tous que la BCE – la seule institution européenne ayant une personnalité juridique – est indépendante dans l’exercice de ses fonctions et que cette indépendance a été soulignée par le Traité de Lisbonne bien plus que dans le projet de traité constitutionnel en rejetant la tentative maladroite de l’affaiblir par le gouvernement Berlusconi et par son ministre des affaires étrangères Franco Frattini.

La BCE est plus indépendante que la Bundesbank, dont elle s’inspire sur proposition du gouvernement allemand, puisque elle est indépendante sans équivoque tandis que la Bundesbank n’est qu’autonome dans le système fédéral allemand et pas totalement indépendante.

Nous savons tous que l’objectif prioritaire du Système Européen des Banques Centrales (SEBC) – dont la BCE est une partie essentielle avec les banques nationales de toute l’Union européenne et pas seulement de l’Eurozone – réside dans la stabilité des prix et que cet objectif a été essentiel quand le risque d’une inflation généralisée était très fort et qu’il fallait éviter une croissance inflationniste.

La BCE, dans sa sagesse d’autorité responsable de la politique monétaire, a donné au fil des ans une interprétation évolutive de cet objectif quand il a été clair que les problèmes des économies européennes étaient liés plus aux risques et aux effets de la déflation que à ceux de l’inflation.

Dans les débats entre experts et politiciens (parfois inexpérimentés) on a souvent fait référence aux différences entre la BCE (et le SEBC) d’une part et la Federal Reserve (la Banque centrale USA) de l’autre en mettant en lumière la priorité presque absolue de la BCE dans la stabilité des prix et le statut de la Federal Reserve dont la mission serait de contribuer à la promotion de la croissance et du plein emploi.

Nous suggérons d’approfondir les actions de l’une et de l’autre afin de constater que la première a utilisé et envisage d’utiliser encore jusqu’aux limites de ses pouvoirs la partie du Traité sur le fonctionnement de l’Union européenne (art. 282 par. 2 TFUE) selon lequel le SEBC «apporte son soutien aux politiques économiques générales dans l’Union pour contribuer à la réalisation des objectifs de celle-ci » (voir art. 3 TUE) tandis que la Federal Reserve a suivi au fil des ans une interprétation de son statut en donnant la priorité à la stabilité des prix. 

De surcroit l’insertion de la BCE parmi les institutions européennes dans le Traité de Lisbonne a eu comme conséquence non négligeable que le principe de la coopération loyale (art. 4.3 TUE) – selon lequel « l’Union et les Etats membres se respectent et s’assistent mutuellement dans l’accomplissement des missions découlant des traités » - s’applique à la BCE vis-à-vis des Etats membres mais aussi  aux Etats membres vis-à-vis de la BCE.

Nous ne devons pas surestimer les conséquences de l’arrêt de Karlsruhe sur l’action de la BCE et du SEBC puisque nous sommes convaincus que le Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), lancé pour faire face aux effets de la crise sanitaire, sera poursuivi selon les orientations décidés - à la majorité – par  le directoire de Francfort et que le principe de proportionnalité sera appliqué si les conséquences de la crise seront symétriques mais il sera mis à jour si elles deviendront asymétriques.

Il ne faut pas sous-estimer au contraire le vrai objectif des juges de Karlsruhe qui visaient Francfort (la BCE) pour frapper Luxembourg (la Cour de Justice de l’Union européenne) dans une guérilla judiciaire qui a commencée avec le Traité de Maastricht en 1993 et qui a vu chaque fois la victoire de Luxembourg et la défaite du BverfG.

Le thème de la primauté du droit de l’Union européenne, qui n’a pas été introduit dans le Traité de Lisbonne à cause du refus de certains gouvernements de le « constitutionnaliser » en le remplaçant avec la « déclaration 17 » juridiquement non contraignant lié à l’art. 4 TUE, doit être réaffirmé sans équivoque non seulement par la Commission et par le Parlement européen mais aussi par le Conseil européen en appliquant le principe parallèle de la coopération loyale puisque il sera ainsi assuré le respect du troisième principe de l’état de droit qui est la base de l’idée de la « communauté » née avec la Déclaration Schuman le 9 mai 1950.

Dans leur guérilla contre la Cour de Luxembourg les juges de Karlsruhe insistent sur un point qui est essentiel pour le Mouvement Européen et qu’il difficile de contester : l’Union européenne n’est pas (encore) une fédération - même si elle en contient des éléments tel que le pouvoir monétaire absolue de la BCE et du SEBC – et ceci contrairement à la Loi Fondamentale allemande (art. 31 : « le droit fédéral prévaut sur le droit des Länder ») et à la Constitution des Etats-Unis (art. 6 : « la Constitution….sera la loi suprême du pays et les juges de chaque Etat y seront liés malgré les dispositions contraires des constitutions et des lois des Etats »).

Le thème de la primauté du droit de l’Union européenne, ensemble avec celui sur l’état de droit, sera une étape fondamentale du débat et des conclusions sur l’avenir de l’Europe dans le but d’assurer le saut d’une « communauté sui generis » (ainsi définie par la Cour de Luxembourg dans l’arrêt Van Gend en Loos en 1962) à une « Communauté fédérale » selon la finalité qui est au centre de l’action du Mouvement Européen.

 

 

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